ASSOCIAZIONE MEMORIA CONDIVISA


: 7 nov. 2016


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Dal 1969 in poi Milano Brescia e Bologna sono diventate  città simbolo delle vittime delle stragi in Italia: il genere commemorativo e le forme di comunicazione pubblica che si sono consolidate in questo contesto, rappresentano un vero e proprio modello di elaborazione della memoria pubblica.

Tale modello si è formato in tre decenni essenzialmente grazie ad alcuni fattori: in primo luogo, la presenza di un gruppo di imprenditori morali della memoria, che ha saputo riconoscere la dimensione pubblica del proprio dolore e, conseguentemente, ha potuto transitare negli anni dalla dimensione del «fare memoria» a quella del «fare etica pubblica». Ha potuto in altri termini, da una parte, legittimare la versione del passato delle vittime e divenire garante unico e privilegiato di questa memoria; dall’altra, conferire a questi eventi drammatici quel carattere universalistico ed esemplare, che ha avuto come esito quello di trasformare Fontana  e le piazze della Loggia e della stazione di Bologna e le cerimonie commemorative che vi si svolgono ogni anno, in un’arena ad alta visibilità politica e istituzionale, capace di dare espressione e di articolare alcune delle grandi questioni che attraversano il discorso pubblico a livello nazionale. Ciò è stato possibile grazie all’adozione di una «politica della memoria» che, oltre a prevedere stili espositivi altamente codificati, si è basata sulla definizione del sito commemorativo in termini di «monumento vivente», sull’adozione di forme di comunicazione  pubblica efficaci e ad alta visibilità e, infine, sulla progressiva transizione dal ruolo di imprenditori morali a quello di imprenditori culturali della memoria.

Vi sono altri fattori fondamentali che hanno contribuito al consolidamento di questo modello come la presenza di un contesto politico, a livello locale, caratterizzato da elevata responsabilità istituzionale che ha garantito negli anni  risorse economiche e sociali necessarie per sostenere l’attività e il consolidamento di questo gruppo di imprenditori morali. Ma il fattore che ha giocato un ruolo determinante è rappresentato dalla società civile di Milano Brescia e Bologna, caratterizzate da una consolidata tradizione di vita associativa sul piano civile, culturale e politica, riscontrata anche nella città di Bari sede dell’ Istituto Pugliese per la storia  dell’Antifascismo e dell’ Italia Contemporanea e da una Università molto attiva sul piano dell’ impegno civile.

La città di Bari nella strage alla stazione di Bologna ha avuto il  più alto numero di morti ben 7 e alcuni feriti. La presenza a livello locale di una società particolarmente attiva e impegnata, se paragonata ad esempio a quella di altri contesti urbani nazionali, ha permesso da una parte di moltiplicare le iniziative commemorative di questo passato, abbassando il tasso potenziale di amnesia culturale a valori assai prossimi allo zero e, dall’altra, di costruire un argine forte, in grado di sostenere le vittime nei periodi più difficili di costruzione e consolidamento di questa memoria pubblica: si allude qui agli anni dei depistaggi, del controllo sistematico delle attività dell’unione da parte delle forze di polizia, dei molteplici tentativi di delegittimazione dell’attività pubblica delle vittime.

Vi sono però alcune caratteristiche per così dire strutturali che fanno della sola  Bologna  città simbolo delle stragi d’Italia: in  quest’area si sono concentrati i casi dell’Italicus, del treno 904, di Ustica, il cui aereo era partito da Bologna, della Uno bianca e, recentemente, anche l’omicidio di Marco Biagi. In questo senso, Bologna e l’area circostante sembrano detenere un triste primato.

Nella definizione della struttura commemorativa della stragi, si sono delineati  i caratteri di un vero e proprio genere commemorativo per i delitti di strage e terrorismo in Italia, genere che, prevedendo ampi gradi di libertà al suo interno, in tre decenni sembra essersi stabilmente consolidato. Il 2002 è destinato in tal senso a rappresentare un punto di svolta: la memoria pubblica delle stragi e il genere commemorativo qui delineatosi hanno transitato in una nuova fase, quella di una intensa internazionalizzazione. La strage dell’11 settembre a New York, le stragi delle stazioni  di Londra e di Madrid e le successive politiche di internazionalizzazione, intraprese dal dipartimento di stato americano, rispetto alla gestione della memoria pubblica e alla commemorazione dell’esplosione delle Twin Towers (ad esempio, contatti stabili con le associazioni delle vittime per strage e terrorismo in tutto il mondo, avvio di iniziative e pubblicazioni comuni, ingenti risorse economiche messe a disposizione per la realizzazione di progetti comuni) inducono a pensare che anche il genere commemorativo consolidatosi in Italia si sta internazionalizzando, lungo dimensioni tuttavia che allo stato attuale appaiono ancora imprevedibili.

 

 

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